Il Cenino?…è senza dubbio un evento speciale, ma, caso rarissimo, quante più persone
lo definiscono tale tanto più acquista specialità, anziché divenire banale.
Un evento che raccoglie le maggiori bellezze della vita, gli amici e le fanciulle,
il canto e la danza, l’ebbrezza e la risata liberatoria, quella sguaiata come quella che ci riempie il cuore.
Festa tra le più attese e importanti, in quanto appuntamento immancabile
(quasi come il capodanno), cui si rivolge necessariamente l’affetto incondizionato dei convitati:
il Cenino mantiene, infatti, imperituro nel tempo il proprio spirito scanzonato e conviviale,
tanto da lasciare a tutti i commensali l’impressione che, in tal modo,
sarà sempre conservata la giovane e gaudente giovialità dei suoi partecipanti.
Il Cenino resta giovane e ci mantiene giovani.
Nonostante ciascuno possa attribuirgli un proprio significato particolare,
permane, quindi, il significato quasi universale del Cenino
che lega tutti coloro che vi prendono parte, anche se soltanto in alcune o in un’unica occasione.
Tutti dovremmo, al riguardo, augurarci che il Cenino e ciò che rappresenta
continuino a restare vivi e a trovare manifestazione, ogni anno, una sera di maggio;
e dovremmo attivarci per conservare in noi lo spirito nonché la cultura stessa del Cenino
e trasmetterla agli altri, così che i suoi effetti benefici possano propagarsi nel mondo intero,
valicando i limiti territoriali di Torino e, forse, (aspetto ancor più auspicabile) i limiti generazionali.
Magari, un giorno, il Cenino sarà considerato ovunque una festività tipica italiana,
festa annuale dell’ebbrezza.
Già…l’ebbrezza…cos’altro riesce a scuotere in modo simile le nostre emozioni?…
Perché (come dice Vinicio) bisogna stordirla la vita…scuoterla come un albero
per coglierne i frutti più maturi e gustosi. Bere vino, ospite d’onore del Cenino,
è certamente atto da annoverarsi tra i sommi stimolanti in tal senso.
Bere vino senza indugiare, bere vino sino allo sfinimento fisico e mentale,
bere vino in modo esasperato. Quando il vellutato nettare color rubino scivola lungo le nostre labbra,
scavalcandole sinuosamente e colmando la nostra bocca di dolcezza, gusto e impareggiabile diletto,
bere vino diviene vero e proprio godimento. Invero, come ogni altra forma di voluttà edonistica,
bere vino dona l’ebbrezza, la perdita quasi estatica della cognizione di tempo e luogo.
Adoro quel suadente e delizioso fluido che tinge le labbra, profuma e insaporisce l’animo umano nell’esaltare le sue componenti più impulsive, euforiche e impetuose.
Non possiamo, dunque, far altro che esultare insieme in nome del Cenino,
del suo famigerato patrocinatore e del suo preziosissimo ospite.
DIFIO (totocoman)
(23/2/2006)